Ancora pochi giorni e saremo
chiamati a votare per rinnovare il Parlamento Europeo. La battaglia tra i
candidati diventa sempre più aspra. I BIG, (in doppio petto o con le felpe), invadono i media con i loro proclami e le loro
promesse, cavalcano la rabbia dei cittadini che, incuranti del passato più o
meno recente e appesantiti dalla solita memoria corta, continuano a restare
ammaliati dalle loro performance e dalle loro intenzioni, sempre
meravigliosamente attraenti e incredibilmente vicine ai desideri di tutti. La
demagogia impera.
Più si avvicina il 25 maggio e più la giostra delle promesse si arricchisce di perle: aumenti di pensioni e stipendi, emersioni improvvise di posti di lavoro, fondi di denaro a pioggia, redditi garantiti, pugni da battere sui banchi europei, nuove monete, case per tutti e in più: niente alluvioni, giornate di sole per l’estate imminente, diminuzione repentina di terremoti e il solito refrain della diminuzione delle tasse.
La cosa che più imbarazza
non è tanto il modo in cui i nostri parlamentari agiscono (è la loro natura)
quanto il nostro impegno ad ascoltarli.
Il 25 maggio 2014, anche grazie al nostro “eventuale” contributo, si darà vita all’ottava legislatura del Parlamento Europeo, un organismo che, ricordiamolo, in questi ultimi anni, proprio nel momento storico in cui ha visto mutare e accrescere i suoi poteri decisionali, soprattutto sulle scelte economiche dell’Unione Europea, non ha trovato su quei banchi personaggi “nazionali” capaci di incidere in maniera determinante per la tutela dei nostri interessi.
Sfido il comune cittadino,
come me, ad elencare i nomi di almeno 5 politici, di qualsiasi colore, che in
questa ultima legislazione europea hanno rappresentato i nostri interessi o
lasciato un’impronta degna di essere ricordata.
Una situazione paradossale
ma facilmente spiegabile dall’atteggiamento dei nostri partiti, i quali considerano
questo appuntamento più come una prova per testare l’orientamento
dell’elettorato (da usare eventualmente come peso specifico nelle loro beghe
nazionali), piuttosto che un serio obiettivo da perseguire “insieme”, facendo,
con impegno, “fronte comune” per orientare le politiche europee verso un
miglioramento dei nostri disastrati conti.
Tra pochi giorni saremo
chiamati ad un importante compito, dovremo nominare i nostri rappresentanti in
Europa, dovremo scegliere, (cercando di evitare di essere coinvolti nelle beghe
di bottega dei partiti di rispettiva appartenenza), coloro che si faranno
carico di portare avanti i nostri interessi e quelli dei nostri figli.
Penso sarebbe stato civile e
democratico conoscere i volti dei candidati e le loro prerogative piuttosto che
quelle (già stantìe) dei leader dei loro partiti o movimenti, impegnati, come
al solito, a mettere in scena il teatrino delle accuse reciproche e ad essere
contesi da giornalisti fieri di aumentare l’audience dei loro talk show.
Riconosco che la mia è solo
utopia ma, per quanto possibile, sleghiamoci dall’appartenenza ai nostri
partiti e, nei limiti delle nostre possibilità, se crediamo di dover votare,
acquisiamo notizie sui candidati, su tutti i candidati, informiamoci, conosciamoli, utilizziamo tutti
i canali di informazione possibili; insomma “diamo un volto a chi votiamo”….hai visto mai che qualcosa cambia?