Una nuova parola è entrata a
far parte del nostro linguaggio comune: DRONE. Alcuni lo definiscono uno strumento di lavoro, altri un giocattolo, talaltri
un gioiello tecnologico, neanche io so esattamente quale sostantivo usare per
definirlo, forse è un po’ di tutto
questo. Se proprio vogliamo affibbiargli una definizione possiamo dire che è un velivolo mosso da eliche, pilotato tramite
un radiocomando e che la sua diffusione è stata così repentina da renderlo un
fenomeno di costume, così come lo smartphone o il tablet.
Parliamoci chiaro, nessuno,
fino a qualche anno fa, avrebbe mai immaginato di poter filmare o fotografare un
posto, un soggetto, un monumento da angolazioni particolari ma, soprattutto, aeree,
eppure, oggi, con una spesa relativamente bassa, ci si può permettere di volare
o, almeno, di avere la sensazione di farlo.
Volare radente al mare,
innalzarsi sulla cima di una collina, sorvolare un lago, superare i vertiginosi
dislivelli di scogliere rocciose,
cavalcare una cascata, quante volte abbiamo sognato di farlo? Eppure è una
realtà; basta recarsi in un negozio specializzato in modellismo o presso le
grandi catene di distribuzione di elettronica per rendersi conto della varietà
di modelli esistenti in commercio.
Dal giocattolino che sta sul
palmo di una mano a quelli un po’ più grandi, da quelli muniti di telecamere sempre più sofisticate,
capaci di scattare foto o filmare da altezze superiori ai 100 mt, a quelli
capaci di percorrere distanze di alcuni chilometri a velocità superiori a 70 km/h,
a quelli di ultimissima generazione che,
opportunamente piegati, riescono a stare in una borsetta e possono essere
portati ovunque.
Attenzione però, i lati
deboli di questi gioielli tecnologici sono proprio le loro peculiarità, i droni
possono, potenzialmente, risultare pericolosi sia in volo, nei confronti degli
altri velivoli, che in caso di caduta accidentale, nei confronti delle persone
e delle cose sottostanti. E’ per questo che l’E.N.A.C. (Ente Nazionale
Aviazione Civile), già dal 2014, ha inteso regolamentarne l’uso attraverso
l’emanazione di un apposito testo “Regole dell’aria Italia” giunto, per il
momento, alla seconda edizione, che disciplina e detta le regole da osservare a
seconda dell’uso che se ne fa e dei luoghi che si intende sorvolare.
Pertanto se è normale
acquistarli è altrettanto facile cadere nell’errore di usarli in maniera
scorretta, correndo magari il rischio, in alcuni casi, di
violare comportamenti, all’apparenza normali, ma che si rilevano contrari ai regolamenti e passibili,
in alcuni casi , di sanzioni anche di
natura penale.
Non è certo questa la sede
per elencare analiticamente le regole da osservare, per questo basta scaricare
dal sito dell’ENAC il regolamento in questione, quello che però è necessario
sapere, prima dell’acquisto, è che, a
seconda del peso e del suo utilizzo (ludico o professionale), il drone può
essere considerato un aeromodello, e come tale soggetto a poche regole, oppure
un S.A.P.R. (Sistema Aeromobile a Pilotaggio Remoto) in tal caso obbligato ad
una serie di restrizioni e regole da seguire meticolosamente, oltreché essere
in possesso di uno speciale brevetto per pilotarlo.
Partendo dal presupposto che
il drone è utilizzato per puro svago, i concetti fondamentali che occorre
sapere è che non si può volare ad un
altezza superiore ai 70 mt, non si possono sorvolare i centri abitati, o sopra gli
assembramenti di persone, che è vietatissimo volare in prossimità di aeroporti
e che, seppur al momento non obbligatoria, sarebbe opportuno stipulare
un’assicurazione per i danni che si potrebbero cagionare a persone o cose
altrui. Detto questo ci si può cimentare a volare con relativa sicurezza.
Ma cosa succederebbe se una
persona desiderasse frequentare un apposito corso per approfondire la tematica
della sicurezza in volo o volesse volare in maniera professionale? La risposta sembrerebbe banale: basterebbe
frequentare una scuola di volo appositamente autorizzata dall’E.N.A.C. (unica a
rilasciare i vari tipi di brevetto).
Eppure il problema sussiste
perché non tutto il territorio nazionale è coperto da queste scuole e quelle,
pochissime, esistenti, tra assicurazioni e vari gradi di livello dei brevetti
pretendono costi non accessibili a tutte le tasche e allora si crea il problema.
Come si possono osservare le
regole quando non c’è nessuno che possa insegnartele? E, nei casi in cui hai la
fortuna di avere a disposizione una scuola, come si fa ad erudire la ormai notevole platea dei potenziali
discenti senza pesi economici eccessivi? Come si fa a pretendere di osservare norme
e disposizioni se non c’è nessuna limitazione al loro acquisto? Come si fa a
sanzionare eventuali comportamenti scorretti se nessuno avverte dell’esistenza
di regole il papà che vuole regalare al
proprio figlio questo “giocattolo”? Non è certamente il tam tam degli appassionati o la gente come me che
hanno titolo ad educare e disciplinare coloro che usano i droni.
Finora il volo è “quasi”
libero ma attenzione, prima di fare le regole, è necessario assicurarsi che
queste vengano conosciute e recepite altrimenti risulta difficile spiegare una
possibile sanzione.
Per il momento godiamoci le sensazioni che il drone riesce
a regalarci guardando un video tratto dal canale “Ge Ge” riguardante il
castello di Acquafredda nei pressi di Siliqua in Sardegna e attendiamo
fiduciosi gli eventi. 7
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