Schiavismo cibernetico
o dipendenza mediatica? Come definire il senso del nostro vivere quotidiano
ormai votato, solo ed esclusivamente, a far sapere a terzi (perfetti sconosciuti
o no) ciò che si pensa, che si desidera, che si fa o che non si fa o che si ha
intenzione di fare?
La società del terzo millennio è un perfetto agglomerato di
azioni, gesti e pensieri ai quali diamo voce e risonanza al solo scopo di
condividerli con tutti.
E nulla è lasciato
al caso. In un contesto di globalizzazione esasperata non c’è crisi economica
che tenga, la tendenza irrefrenabile all’acquisto dell’ultimo modello di smartphone,
PC o Smart TV non conosce ostacoli, così
come la nascita dei grandi magazzini di
elettronica, secondi solo ai funghi, che
vengono incontro ai nostri gradimenti tecnologici, frantumando le nostre deboli
ritrosie di risparmiatori con finanziamenti alla portata di tutti (il tasso zero
non è più un animaletto sconosciuto).
Tutto è funzionale
alla grande platea di noi internauti,
appassionati di facebook, instagram, messenger,
telegram, whatsapp, twitter, skype e chi più ne ha più ne metta, ai quali
affidiamo, senza ritegno, la nostra intimità.
Tratto da un cortometraggio creato dallo studente cinese Xie Chenglin, – vincitore del premio 2014 alla Central Academy of Fine Arts |
Anche il nostro
linguaggio è assuefatto a questa prigionia tecnologica: ho wahtsappato un’immagine, te la mando in pdf o preferisci in jpg?
ti ho twittato la risposta, cambia browser, posta le tue idee può darsi che vengano taggate, ma ti sei loggato? dai facciamoci un selfie !?
Confesso di
appartenere ad una generazione quasi “obsoleta” - quella degli anni sessanta per
capirci - e fatico un po’ a districarmi
in questa giungla di piattaforme digitali, di byte
e wi-fi, ma resto dell’idea che non sarebbe una
cattiva idea quella di fermarci un attimo e riflettere sui nostri atteggiamenti.
Va bene la
globalizzazione, la facilità di comunicazione, il coinvolgimento emotivo di una
foto o di un pensiero, ma non vi sorge il sospetto che tutto questo possa
essere “carpito” subdolamente da “qualcuno” per avere il totale controllo della
nostra vita?
Dite che sono troppo
catastrofico? Forse. Ma un pò di sana
riflessione sui nostri comportamenti (anche i miei visto che non sono immune da
questa dipendenza) non guasterebbe, magari solo per esorcizzare il pericolo di quella
società globalizzata e sotto totale controllo di un “ Grande Fratello” di
Orwelliana memoria.
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