Oggi è la festa dei lavoratori. Mi domando: in Sardegna quanti consiglieri, regionali, comunali e componenti di assemblee elettive varie festeggeranno? Spero pochi o nessuno dato che la festa l'hanno già fatta.
Leggere ieri su un quotidiano locale sardo che, tra le righe della Legge di stabilità 2017, è stato ripristinato, di soppiatto, (pensate: tra le "norme in materia di enti locali e sulla dispersione ed affidamento delle ceneri funerarie"), il permesso retribuito giornaliero dal lavoro, in caso di semplice convocazione da parte dei rispettivi organi, fa un certo effetto, specialmente in una Regione come la Sardegna.
In sostanza a questi signori basta presentarsi per qualche minuto in Consiglio a seguito di una convocazione per una qualche seduta (non importa se poi saltata), perché scatti il permesso retribuito di lavoro senza obbligo di ri-presentarsi al proprio datore di lavoro, pubblico o privato, cosa ormai desueta nel resto d'Italia a seguito della spending review di Monti.
Indovinate chi paga per queste assenze? Naturalmente i semplici cittadini. Come? Attraverso le risorse trasferite agli enti locali; in sostanza si tagliano i fondi destinati ai servizi per trasferirli a questi signori.
NON VOGLIO ESSERE ETICHETTATO PER POPULISTA MA È AVVILENTE VEDERE I PROPRI RAPPRESENTANTI, DI TUTTI I COLORI, CONSERVARE GELOSAMENTE I LORO PRIVILEGI MENTRE LA SITUAZIONE ECONOMICA DELL' ISOLA È DRAMMATICA. SE AVETE UN BRICIOLO DI BUON SENSO CANCELLATE QUESTO OBBROBRIO SAREBBE ONESTO NEI CONFRONTI DI CHI DITE DI RAPPRESENTARE.