
Insomma non esisteva il
complesso del “come farsi raggiungere” ma del “come non farsi rintracciare”.
Sgombro subito il campo dalle
facili conclusioni, io sono per il progresso e la per la tecnologia,
specialmente quella utile al benessere collettivo. Il mio vuole essere soltanto
un piccolo grido d’allarme sul rapporto che si genera tra il progresso e i
nostri modi di vivere il quotidiano. Fino a qualche anno fa, almeno nella
generalità dei casi, la nostra sfera privata era il primo baluardo da
difendere: i nostri amici, interessi, sentimenti erano appannaggio di pochi
intimi, una sorta di “Sacro Graal” da nascondere agli sconosciuti. Oggi che il
progresso ha ridisegnato i telefoni (rimpicciolendoli ed eliminando quel
fastidioso ombelico) il mondo è cambiato e di conseguenza il nostro modus vivendi.
Telefono diventa telefonino,
poi cellulare infine smatphone; le parole sms, mms, app, hashtag, ma anche
cloud, access, hardware, software entrano nel linguaggio comune. Il progresso è
velocissimo e la stessa comunicazione si adatta con nuovi e più semplici
modalità di trasmissioni: “WhatsApp” e “Twitter”, per esempio, mandano quasi in
pensione i messaggini (scusate, volevo dire sms e mms) e la nostra “sfera
privata”, comunemente privacy, svanisce
come neve al sole appena si entra in Facebook o Istagram. E’ persino superfluo
ricorrere alla semantica.


Bene, in questo puzzle
tecnologico s’inserisce un nuovo tassello. Amazon, il colosso americano, pone
sul mercato ECHO, una cassa acustica a forma di cilindro (la forma non è stata
scelta a caso dato che riesce a diffondere il suono a 360°) che oltre a farci
ascoltare musica è anche munito di microfoni direzionali (7 per il momento) con
i quali (udite, udite: è proprio il caso di dirlo!) ascolta le nostre richieste
e, collegandosi automaticamente sulla rete, risponde ai nostri input: ricorda
appuntamenti, fornisce le previsioni metereologiche, ci aggiorna sulle notizie
in tempo reale, smista messaggi ai nostri amici, fa da sveglia ecc. ecc., Una
sorta di “piccolo” fratello che esaudisce i nostri desideri.
Insomma lo spirito
dell’invenzione è la risposta a una semplice domanda: perché sedersi di fronte
ad un pc se puoi avere le stesse informazioni con il suono della voce e senza
alcun marchingegno in mano, magari facendo ginnastica o altre cose? I patiti tecnologici dicono che sarà il primo
di una lunga serie di “speaker smart” (sentivamo il bisogno di quest’altro termine), l'elemento che mancava alle famiglie moderne ormai orientate al futuro. L'aspetto che colpisce è che a questo congegno
bisogna rivolgersi chiamandolo “Alexa” (sull’origine del nome femminile onestamente non
ne so tanto, azzardo che dovrebbe avere a che fare con un famigliare o amica
dell’inventore), senza aumentare particolarmente il volume della voce, giacché i
microfoni riescono ad attirare il suono
anche a più di 10 metri. Per il momento Echo sarà venduto ai consumatori
americani a un prezzo di listino di 199 dollari circa, in attesa di un prossimo
lancio sui mercati europei.
Visto l’imminente
arrivo, per qualche appassionato sarebbe bello riceverlo sotto l’albero di
natale, magari “acceso”, così si eviterebbe di scrivere la letterina a Babbo
Natale e poco importa se i desideri dovessero essere ascoltati da tutti. Meno
prosaicamente, in questo caso, la “privacy” potrebbe andarsi a fare benedire…..
a Natale è un bene che “tutti” sappiano i nostri desiderata.