Giovedì prossimo, 31 ottobre
2013, tutti i dipendenti degli istituti di credito italiani sciopereranno per
protestare contro l’ABI, l’associazione bancaria, che, unilateralmente, ha
deciso di disdettare il contratto nazionale di settore, che sarebbe dovuto
scadere per il mese di giugno 2014.
Prepariamoci, dunque, a veder
sfilare per le nostre città più importanti i sindacati di categoria con i loro
associati per difendere il loro contratto ma anche il loro posto di lavoro
(ricordo che tra il 2011 e il 2012 sono stati persi circa 300 mila posti di
lavoro in questo particolare settore).
La cosa che colpisce è che, oggi
come oggi, non sono soltanto gli operai delle industrie o i lavoratori di piccole
imprese a sfilare in corteo ma anche i cosiddetti colletti bianchi. Non è un
bel segnale per la nostra economia. Se ci abituiamo a veder sfilare, con
fischietti e bandiere, anche il terziario significa che i famosi “segnali di ripresa” non sono ancora
così vicini come vogliono far credere i nostri politici.
A ben vedere nulla è cambiato in questo nostra
povera Italia, quando la tempesta si avvicina lo sport preferito è quello di
licenziare i dipendenti, quasi fossero zavorre, senza preoccuparsi delle vere
motivazioni (che poi sono sempre le stesse: scarsa organizzazione del lavoro,
stipendi faraonici ai dirigenti, strategie aziendali sbagliate).
Forse il 31 ottobre avremo qualche
disagio andando in banca o i bancomat non funzioneranno in maniera adeguata ma
saremo ben lieti di vedere gente che alza la testa per tutelare il proprio
posto di lavoro.
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