Finalmente abbiamo il nuovo Governo Renzi. Ora ha
pieni poteri per poter avviare tutta quella sfilza di riforme che
dovrebbero, se approvate, far fare il salto di qualità a questa nostra
cerottata Italia.
Certo il parto è stato difficile. Se da una parte era logico
aspettarsi difficoltà e insidie da parte dei partiti di opposizione (giuste le rimostranze da questi avanzate circa il modus
operandi adoperato per la sua formazione che ha lasciato non pochi dubbi
circa la sua liceità politica) dall’altra
non era prevedibile un certo ostracismo da parte di un’ala del Partito Democratico
del quale, non scordiamolo, il premier
è anche segretario legalmente eletto.
Se questo è l’avvio non c’è da stare tranquilli. Per noi
italiani, assetati di fatti concreti e di segnali che ci diano una scossa per
far ripartire l’economica, la situazione è preoccupante.
Ripeto, aldilà delle
giuste recriminazioni circa il modo in cui questo Governo è nato, o
dell’apparente “mancanza di umiltà” che il segretario suscita, non condivido la linea intrapresa da alcuni
dirigenti del PD, soprattutto in quanto partito di maggioranza e stampella fondamentale per
la vita di questo Governo.
Capisco la sana dialettica, il dissidio di una parte che
rappresenta la minoranza, (almeno così ci viene rappresentata), ma espandere il
dissenso attraverso i media utilizzando il Parlamento quale cassa di risonanza
non mi sembra la soluzione migliore.
Visti da fuori, i
segnali che pervengono dal PD non sembrano suggerire l’idea di un partito monolitico
e unito quanto un assembramento di correnti sfilacciate tenute assieme a fatica
e pateticamente giustificate da dichiarazioni di facciata quali “libertà di
espressione” o “democratiche contrapposizioni di idee”.
Il livore di Letta, tenuto a freno a fatica dalla sua personalità mite, (emblematica la
consegna della campanella o l’abbraccio con
Bersani alla Camera dei Deputati) o i “mal di pancia” per niente velati di
Civati, portavoce del dissenso di una parte dell’elettorato circa le scelte
portate avanti da Renzi, non fanno certo bene all’immagine del partito e di conseguenza al Governo, chiamato
ad agire su più fronti in una situazione economica che non ammette tentennamenti
per agganciare il treno di quella ripresa che in Europa, sembra, cominci a
viaggiare.
E’ molto probabile che mi sfugga qualcosa, data la mancata
dimestichezza e la ritrosia che ho verso “l’arte politica”, ma da uomo della
strada alcune osservazioni mi sembrano doverose.
Il PD ha sostenuto democraticamente le sue primarie per
eleggere il proprio segretario. I suoi iscritti hanno espresso le loro
valutazioni attraverso il loro voto, coscienti delle linee programmatiche portate
avanti dagli aspiranti leader (il possibile accordo renziano con Forza Italia
per la riforma della legge elettorale e la modifica del titolo V della
Costituzione era già un dato di fatto).
La vittoria, direi
schiacciante, dello stesso Renzi è stata
accettata dal partito. Dacché mondo è mondo è naturale che la nuova dirigenza
porti avanti il progetto per il quale si è battuta durante le primarie. Che
senso ha, in questo particolare momento, creare dissidi e malumori? Perché
sbandierare all’opinione pubblica il proprio dissidio sulle coalizioni
politiche di Renzi? Sbaglio o prima di
defenestrare Letta è stato lo stesso partito a decidere sulla sua sorte?
E allora, pur comprendendo il dissidio interno (personalmente
condivisibile) di una parte dei propri iscritti circa le scelte delle alleanze
portate avanti da Renzi e che il buon Civati rappresenta, ritengo utile se non opportuno, proprio per un
interesse generale, appoggiare senza indugio il proprio partito e di
conseguenza il Governo.
Lo richiede la situazione non certa florida della nostra
economia e soprattutto lo richiedono quegli italiani che come me sperano in un
futuro migliore per i propri figli.
Lo stesso Renzi è ormai
schiavo di un’impresa titanica che ha
deciso di affrontare in maniera risoluta ed energica, ci riuscirà? Con malcelata
perplessità, (vista la troppa carne al fuoco dettata da un’agenda da lui stesso
pianificata) voglio e devo sperare di si.
E’ certo però che deve essere aiutato da tutti, a maggior
ragione dal Partito che lui rappresenta,
e tutto ciò è possibile solo con una convinta unità d’intenti. Se
qualcuno è contrario è meglio che ne tragga le conseguenze “ora” oppure vada avanti senza tentennamenti mostrando
determinazione e convinzione nel collaborare col proprio partito e di
conseguenza col governo che, volente o nolente, rappresenta.
Senza alibi sarà più facile sapere cosa ci riserverà
il futuro…"Murakami" permettendo il tempo sarà galantuomo.