sabato 15 febbraio 2014

L'uomo che verrà



Tra pochissimi giorni, salvo intoppi, avremo un nuovo governo guidato dall’uomo della provvidenza, il sindaco Renzi (l’ennesimo dopo Berlusconi, Prodi e Monti).
Le premesse sono le solite: sarà l’uomo che scalzerà le vecchie cariatidi della politica, quello che metterà fine alle ingiustizie sociali,  che darà una marcia in più alle riforme sul lavoro, che abbasserà le tasse e farà partire l’economia, quello che farà cessare le alluvioni e i terremoti ecc. ecc.
Aldilà delle motivazioni politiche il messaggio che passa è che, per risolvere i problemi e risalire la china, basta una sola persona, purché dimostri efficienza, affabilità, decisionismo e, soprattutto un’ ottima dialettica.
In sostanza siamo ancorati al “personaggio” più che al “gruppo” o ad un insieme di teste pensanti.
Il  partito, movimento o come volete chiamarlo non esiste più. Le idee, i concetti, le speranze dei molti, delle  tante persone che vivono e si impegnano per la gente tra la gente, sono ormai sintetizzati e concentrati in un’unica “persona” che pretende di racchiude in se “il verbo”.  
E’ dalla nascita di questa Nazione che portiamo sulle spalle questo retaggio, prima avevamo il re, poi il dittatore, poi l’imprenditore, seguito dal professore per poi arrivare al sindaco. E’ sempre “uno” quello che decide, disfa, comanda e impartisce direttive. E’ sempre quell’ “uno” che rappresenta un partito, un movimento, un’aggregazione.
Uno è sinonimo di isolamento, di individualismo, di chiusura. Persino i partiti recano il nome dell’”uno”.
Neanche  tanto tempo fa i nostri padri ci avevano insegnato che il partito era un “mezzo”, non una proprietà. Era il “centro” di aggregazione delle tante persone animate  da buoni propositi e buona volontà che cercavano di dare risposte ai problemi della gente facendosene carico e portandole all’attenzione dei dirigenti nazionali  che avevano l’obbligo di farne un obiettivo da perseguire. La linea era dettata dalla gente e non da “un” personaggio.
Oggi siamo legati ad una curiosa idea di fare politica, non è “il mezzo” per razionalizzare e risolvere i problemi della società, ma una fede, quasi una religione alla quale legarsi indissolubilmente in maniera assoluta, senza alcuna voglia di ragionare e confrontarsi con gli altri di opposta fazione per il bene comune.
Chissà perché vedo questi partiti come squadre di calcio, i cui componenti più che rappresentanti mi sembrano tifosi e come tali faziosi e privi di obiettività. Vedo una sorta di idolatria verso il proprio capitano (l’uno) e tutto quello che Lui esprime è “verbo” inappellabile, definitivo e indiscutibile.
Un esercito di tifosi che parlano come Lui (li vedete nelle interviste ripetere come un mantra le stesse parole e gli stessi concetti già espressi dal loro “leader”), vestono come Lui e decidono come Lui esige.   

Ma la gente che rappresentano che ruolo ha in tutto questo? Niente!! Sono solo elettori chiamati alle urne nei momenti cruciali ai quali basta solo “promettere” quello che voglio sentirsi promettere (lavoro, aumenti di stipendi, riduzione delle tasse e aumento di pensioni). Dopodiché non servono più…tanto l’elettorato dimentica presto. 

Per il resto è solo battaglia quotidiana (in tutti i sensi…. ) si accusano a vicenda, vivono per conservare poltrone o  per crearne di nuove e proteggono lobby.
E’ questa la politica? cito dalla Treccani: la politica è “la scienza e l’arte di governare, cioè la teoria e la pratica che hanno per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello Stato e la direzione della vita pubblica”. 
Vi sembra rispecchi quello che giornalmente vediamo?

Spero tanto si ritorni alle origini, alle vecchie e care sedi di partito sparse per ogni città o paese dove il pensionato, la studentessa, il disoccupato o il lavoratore o la lavoratrice si ritrovavano e discutevano dei problemi della gente con chi avevano eletto o con i loro rappresentanti. Si viveva la politica e la si respirava insieme ed insieme si creava una direttrice da seguire. 

Una politica dalla periferia al centro e non viceversa.

Chiedo troppo? Forse … tra non molto, però,  avremo la possibilità di vedere se tutto questo cambierà, se le promesse e premesse verranno mantenute, se i vari partiti, partitini e movimenti vari avranno la capacità e la determinazione di cambiare le cose in nome del bene comune mettendo da parte tifo e faziosità (riforma elettorale e legge costituzionale saranno priorità irrinunciabili).


L’ennesimo “personaggio” è sulla rampa di lancio, basterà da solo a migliorare il nostro vivere quotidiano?





     

Nessun commento:

Posta un commento