Andiamo con ordine: qualche tempo
fa, un manipolo di “professori” (spalleggiati dai media e da larga parte degli
attuali schieramenti politici), nelle aule del Parlamento, a colpi di fiducia,
hanno battuto cassa più di una volta nelle tasche di noi italiani,
intravedendo, alla fine del loro percorso, la famosa “luce in fondo al tunnel”.
Emblematiche le lacrimucce
pre-stangata di qualche ministro “professoressa” prima del varo della riforma
(l’ennesima) delle pensioni che avrebbe comunque, a suo dire, diminuito il peso
del nostro debito pubblico.
Conclusione: siamo ancora nel
tunnel e il termine “esodato” è diventato parte del linguaggio comune.
Lo spread da 500 scivola a 200 punti.
Altro governo, questa volta di
“larghe intese” (come se quello precedente fosse monocolore!!!) ma col solito copione: si varano ancora altre
stangate però si fa dell’altro:
si cambiano i nomi alle imposte
ad esempio, (ricordate l’abolizione dell’IMU sulla prima casa? In realtà viene
sostituita dalla Service Tax che avrebbe dovuto inglobare la Tares, ex Tarsu e
ora si chiama IUC e incorpora anche la TASI);
qualche Ministro scivola sulla
buccia di banana di qualche inchiesta della magistratura (ma è prassi comune
ormai);
qualcun altro litiga con la
collega di colore definendola orango;
si varano una serie di decreti
dai nomi accattivanti: il “Decreto del Fare”, il “Salva Roma”, il “Milleproroghe”, il “Destinazione Italia”.
Al solito si parte con i buoni
propositi (restituzione del debito della Pubblica Amministrazione alle imprese
creditrici, l’abolizione delle Province, disegni di legge per facilitare
l’impiego dei giovani) ma nella sostanza non arriva alcuna “boccata d’aria
fresca” e si continuano a toccare le tasche agli italiani.
Lo spread da 200 scivola a 160 punti.
Poi arrivano i tweet subliminali della serie “….stai sereno” e pluff, dopo circa 300 giorni, cade
anche questo governo.
Indovinate un po’? Ne fanno un
altro …U G U A L E.. cambia qualche volto ma anche questo lo etichettano come:
“figlio di larghe intese” (lo so…qualcuno avrebbe detto diversamente).
Comunque la vera novità è LUI.
L’imbonitore, chiamato così per via della sua dialettica fluente e
accattivante, uno che da del “tu” al giaguaro (per intenderci).
Uno giovane, uno di quelli che
sanno usare lo smartphone, sanno inviare foto con instagram e sanno far
arrivare messaggi con i tweet, uno che parla con tutti ….più che altro parla,
anzi, parla tanto e promette. Accidenti se promette e che promesse!!
Questa estate, ad esempio, tra i
vari provvedimenti “sussurrati” ha inserito quello che prevede la misura del
pagamento con le carte di credito per tutti gli esercenti al fine di
disincentivare il “nero” facendo leva sulla tracciabilità dei pagamenti.
Ma era un provvedimento, un
invito o cosa? Tutti ci siamo accorti di non aver visto tra le righe la
parolina “obbligo” seguita da “sanzione per l’inosservanza”. E poi, parliamoci
chiaro, un provvedimento del genere avrebbe dovuto essere accompagnato da accordi
con il sistema interbancario per abbassare i costi di servizio dei POS. E
invece? Solo annunci giornalistici in una semi-calda estate ormai passata.
Oppure ricordate la promessa
dell’accelerazione del saldo dei debiti della P.A.? Nella trasmissione
televisiva “Porta a Porta” il nostro premier aveva promesso di sbloccarli entro
il 21 settembre (guarda un po’ San Matteo) scommettendo addirittura con il
giornalista Vespa il quale, come penitenza “per aver osato dubitare”, avrebbe
dovuto fare un pellegrinaggio a piedi da Firenze al monte Senario.
Ebbene oggi è San Matteo e con
buona pace di Vespa, ci sono ancora un’infinità di imprese che aspettano i loro
crediti e poco importa se qualcuna nel frattempo fallisce.
Eppure il nostro iper-attivo e
loquace primo ministro, dispensa ottimismo da tutti i pori (perché mi ricorda
un noto personaggio milanese?)
indicando un’imminente ripresa nel 2015 tanto da
spingerlo a promettere tempi certi sull’emanazione di tutta una serie di
riforme (ancora?!) che dovrebbero sollevare la nostra Nazione.
Non solo!!! per avvalorare le sue
tesi, si spinge a promettere “tempi certi” per realizzare i suoi propositi.
Siamo passati dai “100 giorni”,
promessi all’atto del suo insediamento, ai “passo dopo passo”, ora trasformati
in “1000 giorni”. (Certo sarebbe interessante conoscere il giorno dal quale
iniziare il countdown).
E dire che la potente BCE del
nostro connazionale DRAGHI, ce l’ha messa tutta per aiutarlo, fornendo alle
banche fondi con costi vicino allo zero pur di incentivare l’aumento della
liquidità alle imprese attraverso il credito bancario.
Ma le banche, specialmente quelle
italiane, “fanno orecchie da mercante” e decidono, per il momento, di non
richiedere ulteriore liquidità perché, guarda un po’, non si “fidano” delle
imprese.
E che dire, infine, dell’Istituto
Nazionale di Statistica che ha intenzione di inserire i proventi illegali della
criminalità nel calcolo per la quantificazione del nostro PIL.
Non c’è che dire, si fa di tutto
per aiutare qualcuno in difficoltà, tanto da correre il rischio di sfiorare il
ridicolo se è vero che l’ISTAT, per questa originale trovata, è risultato
vincitore l’IgNOBEL 2014 per l’economia,
un riconoscimento dato dalla Rivista americana “Annales of Improbable Research”
che annualmente premia "le ricerche più bizzarre e improbabili".
Insomma, cambiano i governi ma
siamo sempre allo stesso punto, quello dei pagamenti. Quelli sì certi. Tra
tasse scolastiche, IUC e bollette varie, l’italiano medio continua a pagare,
(anche quelli che usufruiscono di 80 euro come surplus).
Come se non bastasse, l’Ocse, le
Agenzie di rating, la Confindustria, la
Confcommercio, i soliti economisti, lo stesso Ministro dell’Economia,
all’unisono recitano: l’Italia è ancora in recessione”. (Ma va?)
Anche il Fondo Monetario
Internazionale, per bocca della potente signora Christine Lagarde, è pessimista
sulla ripresa economica della nostra Nazionale se non si mette mano alle
pensioni (ancora?).
Lo spread da 160 scivola a 140 punti.
Eppure in questo fosco quadro,
stando ai nostri carissimi media (che sfornano tabelle con indici di gradimento
come se piovesse), gli italiani pensano ancora positivo aggrappandosi alla
voglia di fare del primo ministro che con la sua costante presenza infonde fiducia
e promesse.
Sarà ma a me viene un sospetto.
Non è che il primo ministro e i suoi seguaci tendono a nascondere la polvere
sotto al tappeto tappando le falle con le promesse? Perché se è cosi c’è poco
da star allegri, oppure, come è auspicabile, c’è un problema di comunicazione
tra le varie parti in causa?
Io non sono certo un esperto, ma
da uomo della strada credo che se si vuole cambiare il mondo del lavoro,
dell’economia, della pubblica amministrazione, della giustizia ecc. non è che
ci si siede al tavolo tra pochi amici e se ne incarica uno (l’esperto) per
scrivere le riforme come fossero dei libri.
E poi non puoi pretendere di
proporli tout court con un “prendere o lasciare” senza prima averne discusso
con i vari attori interessati.
Capisco che il metodo che si sta
cercando di attuare prevede tempi brevi e certi perché “…è l’Europa che ce lo
chiede”, ma non siamo in un’azienda (l’analogismo con quel noto personaggio
milanese continua a perseguitarmi!!),
qui si tratta di una Nazione con
un’infinità di problemi che attende da anni di vederli risolti.
Ed è proprio l’ottusità di non
voler “ascoltare” la controparte politica, le parti sociali, gli attori
interessati che frena questo Paese. E’ una malattia che infetta da troppo tempo
chi assume le leve dei comandi e che ci porta a questo stato di cose.
Paradossalmente è il voler
dimostrare ai propri seguaci che si può fare di tutto, di più e meglio rispetto
al predecessore che ci ha portato, negli anni, a sfornare obbrobri di riforme
che prevaricano e sostituiscono le preesistenti perché create dalla controparte
e, quindi, inutili a prescindere. (Illuminate è l’esempio della scuola). E’
questo ottuso modo di ragionare che ci sta portando al baratro.
Una volta tanto, cari politici,
per il bene di questa nazione e dei nostri figli, smettetela di guardare nei
vostri orticelli, al vostro elettorato, di obbedire alle lobby bancarie europee
e “provate” ad affrontate i problemi, almeno uno per volta, ascoltando le parti
in causa, possibilmente immedesimandovi quanto più possibile nelle realtà che
intendete modificare e poi, dico poi, prendete una decisione, questa volta, si,
definitiva e ponetela al centro delle scelte del Parlamento, che, fino a prova
contraria ci rappresenta, altrimenti si rischia di essere etichettato come
“inesperto”, “autoritario” e “malato di protagonismo” e magari non è certo
questa l’intenzione.
P.S.: Ho cercato di mettere tutto
in un tweet ma mi si dice che ho usato troppi caratteri.