lunedì 31 marzo 2014

ABOLIAMO L’ORA LEGALE

La visione improvvisa di un gruppo di rondini che volano alte, lo sbocciare delle prime foglioline che danno quel tenue tocco di verde agli scheletrici alberi che occupano i viali  delle nostre città, il rapido avanzare mattutino dei colori dell’alba, il gradevole tepore del sole, sempre più protagonista nelle nostre giornate, sono preludi di quel cambiamento climatico, molto caro ai grandi letterati e così tanto desiderato durante le uggiose e umide giornate invernali, che solo un termine femminile e dolce poteva descrivere: la Primavera. 
Scientificamente è un periodo intermedio tra la fredda e la calda stagione, taluni  preferiscono considerarla una rinascita, il dolce e soave risveglio delle natura, talaltri, invece, la considerano un ostacolo alla linearità dello scorrere del tempo perché si accompagna ad una serie di costrizioni di cui farebbero volentieri  a meno:  il cambio dell’ora legale, ad esempio.
Interessante “sistema” nato per poter risparmiare sulla bolletta energetica sfruttando le ore di luce disponibili. Convenzionalmente una persona dovrebbe alzarsi alle tre del mattino e spostare le lancette dell’orologio in avanti di un’ora. 
Poiché non ho ben capito perché proprio alle tre del mattino (anche se dò per certa l’esistenza di una spiegazione logico-scientifica) sarei curioso di conoscere  il “pirla” che si mette la sveglia a quell’ora per portare avanti di un’ora le lancette e poter dire: cazzo un’ora in meno per dormire!
Comunque sgombriamo il campo dalle “convenzioni scientifiche ” e torniamo all’obbligo di spostare le lancette.  Quanti di noi l’hanno fatto in maniera perfetta?
Esistono due filosofie di pensiero: quella che preferisce fare il cambio la sera prima e quella che preferisce la mattina seguente, in entrambi i casi la domanda è sempre la stessa: ma quante sveglie e orologi ha questa casa?  
In effetti, dopo aver fatto visita alla sveglia della cucina, all’odiata sveglietta della camera da letto, all’eventuale orologio da tavolo del soggiorno regalato dalla zia e agli immancabili orologi da polso, uno pensa di aver risolto il problema.  
Macché!!! quando tutto sembra finito ecco che saltano fuori gli orologi che non ti aspetti e le relative discussioni con la moglie o il marito o i figli (fate voi è a piacere): lo sapevi o no che anche l’auto ha un orologio? Per colpa tua ho ritardato perché l’ora del cruscotto non è stata cambiata.  Lo sapevi o no che anche il cordless e la segreteria telefonica hanno un orologio?  Ma come ?! Ci vediamo tra un’ora e non hai cambiato la segreteria?  Lo sapevi o no che i video registratori hanno una memoria? E allora perché non hai cambiato l’ora? Ora ho perso la puntata di quella serie alla quale tenevo tanto!!  E poi il  tiririrì  tiririrì che rimbomba la domenica mattina proveniente dall’immancabile sveglietta dimenticata sulla libreria della camera degli ospiti!

Per non parlare del vecchio cellulare di riserva, del timer del forno a microonde, dell’orologio della cameretta dei bambini, del temporizzatore dell’innaffiatoio del giardino….. quanto cazzo di “lancette” ci sono nella nostra vita? Sono stanco vado a dormire un’oretta!!!     
   

martedì 18 marzo 2014

DEDICATO A GENOVA

Non molto tempo fa ho dedicato un post alla mia amata Genova e alla sua meravigliosa gente dal titolo "Genova per noi." Voleva essere una ringraziamento ed insieme una carezza ad una città che mi ha accolto come un figlio e regalato indimenticabili momenti . Oggi che la "Superba" è balzata agli onori della cronaca per essere stata ferita dai capricci della natura ma soprattutto sfregiata dall'incuria della solita cricca di incompetenti e cattivi amministratori, oggi che i suoi figli piangono per la perdita delle loro attività, dei frutti dei loro sacrifici, delle loro case, oggi che la  rassegnazione e la rabbia sono sentimenti univoci e inscindibili, oggi più che mai sento il bisogno di stare accanto alla mia Genova ed è per questo che ripropongo e dedico alla città il mio vecchio post nella convinzione che presto i veri "zeneisi" riusciranno a rialzarsi da questo ennesimo triste evento, senza aspettare le solite promesse che i nostri politici sono soliti annunciare. 

Genova per noi........
   
Genova al mattino è una striscia di fugàssa accanto al cappuccino; è il via vai dei bus pieni di studenti e impiegati che animano Brignole; è via San Vincenzo che sonnacchiosa apre le serrande dei suoi bar; è la stretta discesa di vico Casana che ti accoglie al suo interno avvolgendoti in un misto di profumi di caffè e briosce e che ti accompagna fino in fondo per poi  sorprenderti, inaspettatamente, con l’odore forte e acre dei fumi  provenienti da una tripperia; 

è il ventre dei carruggi ancora semivuoti  prigionieri delle ombre mattutine e dell’umidità del selciato bagnato col sapone dalle commesse  che attende quello spicchio di sole che riesce a insinuarsi, chissà come, tra i mille tetti di ardesia; sono le nicchie che racchiudono le madonne poste sugli angoli delle “creuze”; è via XX Settembre con i suoi archi e i suoi palazzi che fanno da damigelle al ponte Monumentale, spesso teatro di insani gesti.
Genova di giorno è il pullulare dei motorini, è il via vai degli autobus, è il gioco dell’acqua della grande fontana di Piazza de Ferrari, è l’elegante e severo Palazzo della Borsa con i suoi colonnati  ad arco e i suoi marmi calpestati dal continuo passaggio di persone che vanno sempre di fretta con le loro borse apparentemente piene di documenti; è l’austera ed elegante Galleria Mazzini,
con il suo lucente pavimento, i suoi bellissimi lampadari, le sue volte di vetro e i fieri grifoni in ghisa posti a guardia sui due lati; è il “mugugnare” su tutto che fuoriesce dai negozi, dalle edicole e dai bar; è il bianco e il nero dei marmi della Cattedrale di San Lorenzo, sempre méta di chiassose scolaresche o di processioni di attempati turisti sbracati dalle grandi navi e provenienti da chissà dove; è il ritrovarsi “alla mezza” per gustare l’aperitivo; Genova è il mare che ti circonda con i suoi colori; 
è Boccadasse che baciata dal sole mostra i suoi cangianti colori; è Corso Italia di domenica con le sue austere ville e la sua lunghissima passeggiata pullulante di gente, di passeggini, di coni gelato e di venditori ambulanti di palloncini colorati; è lo scirocco che porta la "maccaja” che copre per metà la vecchia “Lanterna”; è un piatto di trenette al pesto, è il suono della sirena di una nave che arriva in Porto, è il verde del basilico (baxaico’), è un vecchio camallo in pensione che aspetta il suo gotto de gianco con un piattino di frisceu sul bancone di un bar di via Sottoripa. Zena è un pullulare di luci, colori, sapori e profumi che invade i miei ricordi, è un’esplosione di sensazioni, è la lacrima che con pudore scivola sulle guance di chi, allontanandosi, vi ha lasciato il cuore.   
               

          

lunedì 10 marzo 2014

Evasione tedesca


 
Per il Presidente del pluridecorato e ricchissimo club calcistico Bayern Monaco, Ulrich Hoeness, si apre oggi a Monaco di Baviera il processo per evasione fiscale.
Dal 2003 al 2009 avrebbe dichiarato il falso al fisco tedesco, per ben sette anni, stando all’accusa, Hoeness avrebbe evaso 3,5 milioni di euro e, non contento, avrebbe dichiarato false perdite personali per 5,5 milioni di franchi per diminuire il proprio imponibile (cioè l’ammontare dei redditi su cui calcolare le imposte).
 
Il tesoretto sarebbe stato nascosto in due conti svizzeri  e sarebbe stato usato per operazioni finanziarie speculative.
Hoeness si  sarebbe autodenunciato sperando in un’attenuazione della pena; in Germania il reato di evasione fiscale comporta una pena che va dai tre ai dieci anni di reclusione che, per inciso, viene scontata nelle patrie galere (un po’ come avviene in Italia….o no?!).
La “certezza della pena per il modestissimo popolo di evasori teutonici, (rispetto a quello italiano naturalmente), rappresenta un’efficace deterrente.
 
La legge di per sé non è neanche tanto complicata, da un lato se evadi più di un milione di euro vai in galera fino a dieci anni e ti confiscano il “maltolto”, dall’altro permette il ravvedimento attraverso l’autodenuncia con conseguente mitigazione della pena (ossia meno anni di detenzione da scontare ma pur sempre di reclusione parliamo).
 
I risultati sono incoraggianti, così incoraggianti che lo stesso Hoeness ha deciso di vuotare il sacco andando subito al contrattacco.
 

Udite, udite, ha sconfessato l’accusa denunciando un’evasione di ben 18 milioni di euro, una somma decisamente più alta rispetto ai 3,5 milioni accertati e poi, pubblicamente, ha ammesso: ”Sono felice che adesso sia tutto sul tavolo. Farò tutto  il possibile perché questa vicenda, che per me è motivo di forte tensione, sia chiusa”.

 
Il paragone nasce spontaneo, In Italia chi evade “dieci” mercanteggia con il fisco e paga “due” così lo Stato salva la faccia, enfatizza la notizia sui media, come per dire “state attenti il fisco vi vede”  e tutti sono felici e contenti, ma il vero messaggio che passa è “ otto li hai persi ma meglio le briciole che niente”.
 
Naturalmente il carcere non esiste e l’evasore può vantarsi di averla fatta franca, del resto un evasore non può mica essere considerato un delinquente …che diamine. 
 

Ultimissime: durante le fasi dibattimentali del processo, le stime effettuate dai funzionari del fisco tedesco, dopo le sconcertanti confessioni di Honess (ho evaso 18 milioni anzichè 3,3), hanno fatto impennare l'importo dell'evasione fiscale; si parla ora di circa 27 milioni. Da 3,3 a 27 milioni, non c'è che dire il Presidente della squadra campione d'Europa continua a collezionare record (in negativo).
La paura fa 90 anzi 27 (almeno fino a questo momento!)