martedì 26 novembre 2013

La tempesta non ha colori


E’ arrivata improvvisa la tempesta. Senza preamboli, semplicemente e senza chiedere permesso. Ha affondato i suoi artigli e ha lasciato miseria, rabbia e distruzione. L’hanno chiamata Cleopatra, la tempesta…. e Lei, maledetta, ha scelto la Sardegna. La nostra Sardegna. In un colpo solo, i profumi, le bellezza e i suoi colori hanno lasciato spazio al fango e al pianto. Ha chiesto il conto, la tempesta, ed il tributo è stato doloroso. Un’orda d’acqua, scura e rumorosa, ha fatto scempio di bambini, di uomini, di donne, di bestiame, di opifici e di case. Una fetida e limacciosa melma scura ha invaso le campagne, i paesi, le città. L’azzurro del mare è sfregiato. Non ha colori la tempesta.  
Il dopo è solo pianto, il freddo copre tutto e a nulla vale stringersi forte...il dolore non scalda. Un popolo e la sua terra feriti e smarriti. Orgoglio e fierezza scalfiti ma nulla può il fato contro il sostegno e l’aiuto di tutti. Scaldiamo la Sardegna aiutiamola a riaccendere i suoi colori.

sabato 16 novembre 2013

Salviamo l’isola di Budelli. Petizione o demagogia?



Ricevo da alcuni amici l’invito a divulgare la richiesta di partecipazione alla petizione promossa per evitare la vendita ad un privato dell’Isola di Budelli, situata nell’arcipelago della Maddalena in Sardegna.
Accolgo con piacere e spirito di servizio l’invito ed invio il link per partecipare a questa iniziativa.
 
http://chn.ge/HKSHad

Permettetemi però alcune considerazioni del tutto personali. Per i pochissimi che non conoscono la storia riepilogo brevemente i fatti.

L'isola di Budelli apparteneva dal 1984 ad un’immobiliare, la “Nuova Gallura Srl”,  composta da soci lombardi e svizzeri ed amministrata da un avvocato svizzero.
Col passare del tempo la situazione finanziaria pian piano precipita, i debiti aumentano e si arriva così all’epilogo del fallimento su istanza di due creditori della società.
Si procede quindi all’asta delle proprietà appartenenti all’immobiliare, tra cui, appunto, l’isola di Budelli.
Il 1° ottobre di quest’anno l’isola viene venduta all’asta giudiziaria dal Tribunale di Tempio Pausania; ad aggiudicarsela, per poco meno di tre milioni di euro ( 2 milioni e 944 mila euro), è l’amministratore delegato della Commonwealth Bank of Australia,  Michael Harte, che si è presentato come ambientalista convinto e sensibile alle istanze della popolazione locale.
Stando alle sue dichiarazioni, è coinvolto in diversi progetti di conservazione marina e terrestre in vari siti, sparsi nel mondo; ha acquistato l’isola con l'obiettivo di preservarne l'ecosistema con la promessa di sottoporre un preciso piano di conservazione del sito all'Ente Parco dell'Arcipelago della Maddalena.

Nonostante ciò, insorgono le varie associazioni ambientalistiche e lo stesso presidente dell’Ente Parco interessato, che, pur piacevolmente impressionato dalle idee e dai progetti avanzati dal banchiere neozelandese, (si parla di museo a cielo aperto,  di blue economy, di pontili e camminamenti eco compatibili affinché tutti possano beneficiare della bellezza offerta dall’isola ecc. ecc.) si riserva il diritto di prelazione sull’acquisto dell’isola da esercitare entro 90 giorni dalla stipula dell’acquisto (cioè entro l’8 gennaio 2014).
In sostanza buona parte dell’opinione pubblica vuole che sia lo Stato (attraverso il suo acquisto), e non un privato ad interessarsi dell’isola di Budelli. 
Si cozza però contro l’art. 138 della legge finanziaria dell’anno precedente, quella varata da Monti, secondo il quale nessun ente pubblico può acquistare immobili entro il 31 dicembre di quest’anno.
Bisognerebbe invalidare questo articolo o quantomeno ottenerne una deroga, in tal senso alcuni parlamentari presentano un emendamento.
Fin qui tutto bene. Ma analizziamo la situazione. Budelli è un’isola disabitata e per giunta inabitabile ed inavvicinabile. E’ sottoposta a ferrei vincoli ambientalistici previsti da leggi specifiche che non permettono alcuna alterazione paesaggistica o cementificazione (esiste solo la casetta del custode)!
Che sia bella è fuori discussione anzi è bellissima. Ma perché comprarla? Fino a ieri nessuno sollevava problemi, eppure era una proprietà privata, tra l’altro neanche sarda. E’ innegabile che piccoli paradisi come l’Isola di Budelli e la sua spiaggia rosa sono da considerare patrimoni da tutelare, ma che senso ha comprarla? Perché qualsiasi cosa da tutelare deve essere acquistata? Quante isole di Budelli devono essere acquistate dallo Stato per essere tutelate? (mi viene in mente l’isola di Santo Stefano di fronte a Ventotene, il paesino fantasma di Balestrino in Provincia di Savona e tanti altri). Ci vorrebbero risorse immani per “comprarle” e poi?
Credo piuttosto che la situazione debba essere vista da una prospettiva diversa. Se un privato, sia esso italiano o straniero, apporta capitali e idee orientate ad una maggiore visibilità e fruibilità di un sito, senza nulla togliere alla sua bellezza (tra l’altro impossibile proprio perché tutelato da vincoli paesaggistici) che male c’è? Si creerebbe un circuito virtuoso di turismo eco-ambientalista che non farebbe certo male. Parliamoci chiaro quanti dei nostri paradisi ambientali o patrimoni culturali, già in possesso dello Stato, sono tenuti nella giusta considerazione? Ricordate gli scavi di Pompei?  E’ dovuta intervenire l’U.E. con i suoi fondi per tutelare un degrado che il nostro Stato non è stato capace di evitare, nonostante ciò si continua con una lentezza esasperante nei lavori a dispetto dei continui crolli e i moniti dell’Unesco. Oppure, per restare in Sardegna, a pochi passi da Budelli, vogliamo ricordare lo scempio dell’isola della Maddalena per il mancato G8? Mega opere di cemento e vetro che hanno deturpato uno splendido angolo di paradiso lasciati lì a marcire. Non mi sembra ci siano state petizioni “nazionali” per evitare un ulteriore degrado, se non erro la pubblicità è data solo dalle inchieste aperte dalla magistratura. A volte una sana onestà intellettuale non guasterebbe!!
Non voglio fare polemica e capisco le titubanze e le paure della gente che, come me, ama le unicità e le bellezze del nostro Paese ma permettetemi di vedere in tutto ciò un pizzico di demagogia.   

giovedì 14 novembre 2013

Voglio evadere in Svezia



Sovraffollamento, diritti calpestati, indulti, amnistie, basta “evado” in Svezia. Potrebbe essere questa l’idea dei nostri carcerati. Eppure un fondo di verità esiste. Pare, si dice, sembra, si vocifera che in uno Stato europeo, la Svezia, ci sia penuria di carcerati.

La notizia è stata ripresa da tutti i giornali. Il motivo? Non è ben chiaro al momento. Certo possiamo escludere a priori l’inefficienza dei penitenziari. Già chiamarli così è un delitto, avete presente una stanza di 30 mq con un posto letto, la doccia, il bagnetto, la libreria, l’armadietto, una finestra che dà sul verde che fa da contorno ad una scrivania, la tv e l’aria condizionata? A vederle sembrano quelle camerette che occupano gli spazi espositivi di quel noto mobilificio nordico, eppure sono le celle a disposizione dei detenuti scandinavi. Quindi escludiamo il motivo logistico .

Vediamo allora come si vive all’interno di questi pseudo penitenziari. Anche qui sorprese! Il detenuto è coinvolto in maniera diretta in attività sociali e didattiche, ha a disposizione biblioteche, corsi di formazione lavoro, campi sportivi e specialmente tanto ma tanto spazio. Escludiamo quindi la mancanza di forme educative e di riabilitazione.  

Allora forse il motivo dovremmo cercarlo a monte, magari nella tendenza dei giudici ad assegnare pene più miti per reati di lieve entità sociale ed in una contestuale politica di investimenti di risorse dedicata alla prevenzione dei crimini attraverso un “vero” controllo sistematico del territorio.

Fatto sta che, mentre il nostro Ministro di Giustizia, a Strasburgo, per dare esecuzione alla sentenza della Corte dei diritti dell'uomo, che ha condannato l'Italia per trattamenti inumani e degradanti,  propone “lo sconto della pena”, una proposta secondo la quale i detenuti che hanno sofferto una carcerazione inumana e degradante a causa del sovraffollamento potranno avere uno "sconto" sulla durata della loro condanna, proporzionale al periodo sofferto, in Svezia, a malincuore, si annunciano le chiusure di 4 penitenziari e di una struttura di recupero per mancanza di detenuti. 
Vabbè che l’erba del vicino è sempre la più verde ma…. questo è troppo!!!!      

lunedì 11 novembre 2013

Novità sottobanco. Controlli efficienza energetica delle nostre caldaie



A proposito di inverno, una delle scadenze che noi italiani dobbiamo ricordare è il controllo dell’efficienza delle nostre caldaie. E’ importante soprattutto per la nostra sicurezza e per quella degli altri, per questo è importante affidarsi a ditte specializzate che, attraverso i loro manutentori, una volta presa visione dello stato dei nostri apparecchi, ci avvertono sulla loro reale efficienza e su eventuali interventi da effettuare.

Oltre a tali obblighi, però, ne esistono altri dettati da normative governative e soprattutto regionali, (per carità altrettanto utili per la sicurezza e per l’ambiente) ma non così “impellenti” dal punto di vista della loro periodicità. Mi riferisco ai cosiddetti controlli per l’efficienza energetica” (per le caldaie il cosiddetto “controllo fumi” o “controllo combustione”), una sorta di tagliando delle caldaie che attesta il rispetto dei livelli di emissione degli scarichi.

La periodicità di questi controlli, oltre che dalla casa costruttrice, era stabilita anche dalle Regioni e/o dalle Province con conseguenti differenze tra regione e regione o tra province della stessa regione e spesso con intervalli di tempo, tra un controllo ed un altro, un po’ "troppo ravvicinati" rispetto alla reali esigenze.  

Solo per questi controlli il 12 luglio scorso è entrato in vigore il DPR 16 aprile 2013, n. 74 che recepisce una direttiva europea e “rinnova” ed “uniforma” la disciplina concernente tali controlli. La notizia, naturalmente, è passata quasi inosservata data la poca enfasi ad essa  dedicata dagli organi di informazione.

Quali sono le novità che tale provvedimento ha introdotto?
In sostanza, fatte salve eventuali diverse prescrizioni del costruttore, ricavabili dal libretto d’uso, per gli impianti di riscaldamento di potenza compresa fra i 10 e i 100 KW (praticamente tutti quelli domestici, compresi quelli dei piccoli condomini) i controlli di efficienza energetica devono essere effettuati:

ogni 2 anni se l’impianto è alimentato a combustibile liquido o solido;

ogni 4 anni se l’impianto è alimentato a gas metano o GPL.

Cosa prevedeva la precedente normativa?
Per le caldaie fino a 35 KW i controlli per l’efficienza energetica dovevano essere effettuati:

ogni anno in caso di combustibile liquido o solido;

ogni 2 anni, in caso di impianto a gas a focolare aperto (tipo B) all’interno dei locali o nel caso in cui la caldaia avesse più di otto anni;


ogni 4 anni per impianti a gas a tenuta stagna (tipo C).

Tutto questo cosa comporta? Considerato che il controllo periodico della caldaia da parte di tecnici specializzati ed autorizzati ha un costo non trascurabile, le associazioni dei consumatori stimano che la nuova normativa apporterà benefici economici di circa 50-60 Euro/famiglia/anno.
Visti i tempi ?!

Per maggiori approfondimenti consiglio il sito http://www.federconsumatori.it