Non c’è giorno in cui l’informazione
non ci bombardi con notizie che vedono protagonisti i nostri politici o la
politica in genere. Ce li propinano in tutte le salse, persino in avvenimenti giudiziari,
di cronaca, di cucina. Ogni accadimento è motivo di risalto per l’uno o l’altro
politico, per questo o quel partito (“gnocche”, arrosti di “porcellum” in
piazza, uccellaggione con falchi, colombe e piccioni vari, tutto e di più
purché si parli di loro).
Ma a chi giova tutto questo? Non certamente
a noi, miseri mortali, che tiriamo costantemente la cinghia e cerchiamo di
barcamenarci per pagare questa o quella bolletta, né certamente ai politici. Meno
se ne parla meglio è… per loro. Allora mi viene un sospetto; vuoi vedere
che chi fa politica si cela dietro lo pseudonimo di giornalista? Vuoi vedere
che con la scusa di fare cronaca politica, qualcuno si arroga il diritto di
fare opinione, indirizzando, consapevolmente, le scelte della gente verso
questo o quel colore?
Badateci un po’! Ogni
giornale che si rispetti ha il suo spazio dedicato all’”opinione”, si è persino
esaltata la figura dell’opinionista, il quale, come se non bastasse, dopo aver
scritto il suo articolo di fondo, si prepara ad essere ospite di talk show vari
ribadendo ancor di più, quasi ce ne fosse il bisogno, il suo pensiero.
Ma la cosa che mi lascia
esterrefatto è che questi “pensieri” sono
poi oggetto di discussione da parte degli stessi politici che, affiancandoli
(gli opinionisti) nei vari salotti televisivi e radiofonici, creano spesso quel
chiacchiericcio fastidioso e ineducato (fatto di interruzioni, sovrapposizioni
di voci ed esternazioni di parole ripetute più volte) che ti lascia vuoto
dentro perché, alla fine, non hai capito un piffero di quanto hanno discusso,
se non che si sono scambiati accuse reciproche che il conduttore di turno identifica
in “appassionate dialettiche politiche”.
Per semplificare, un partito
(qualunque esso sia) tramite il suo politico di turno, ha intenzione di varare
un provvedimento, che cosa fa? L’annuncia! Il giornalista, più o meno al soldo
di editori di colorazioni varie, lo
esamina e fa le sue valutazioni pubblicando il famoso "editoriale”; la sera lo si
discute (l’articolo non il provvedimento) nei vari talk show e dopo qualche
tempo, (non prima di aver consultato gli immancabili sondaggi), il partito,
tramite il solito politico, decide se andare avanti oppure modificare qualcosa,
alla luce di come ha reagito il proprio elettorato vedendo i talk show dei
giorni prima.
Forse ho estremizzato un “tantino”,
ma il problema di fondo è sempre lo stesso, si dà sempre maggiore spazio alle
opinioni da salotto invece che vedere sul serio che cosa realmente serve alla
gente.
La “norma” una qualsiasi “norma”,
non dovrebbe nascere dalla fantasia dei partiti, di questi partiti (pseudo
roccaforti di personaggi più o meno “discussi”), che servendosi dalla grancassa
mediatica la usano per fidelizzare questo o quell’elettorato, ma dall'esigenza di rendere la vita meno pesante alla gente comune
che, non avendo santi in paradiso, deve lottare giornalmente per portare
avanti la giornata. Si è perso ormai quella che era l’essenza della politica,
la nobile arte di rappresentare gli interessi di tutti e non di alcuni.
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