mercoledì 11 maggio 2016

La coperta di Linus è uno smatphone

Schiavismo cibernetico o dipendenza mediatica? Come definire il senso del nostro vivere quotidiano ormai votato, solo ed esclusivamente, a far sapere a terzi (perfetti sconosciuti o no) ciò che si pensa, che si desidera, che si fa o che non si fa o che si ha intenzione di fare?
La società del  terzo millennio è un perfetto agglomerato di azioni, gesti e pensieri ai quali diamo voce e risonanza al solo scopo di condividerli con tutti.
E nulla è lasciato al caso. In un contesto di globalizzazione esasperata non c’è crisi economica che tenga, la tendenza irrefrenabile all’acquisto dell’ultimo modello di smartphone,  PC o Smart TV non conosce ostacoli, così come la nascita dei grandi magazzini di elettronica, secondi solo ai funghi,  che vengono incontro ai nostri gradimenti tecnologici, frantumando le nostre deboli ritrosie di risparmiatori con finanziamenti alla portata di tutti (il tasso zero non è più un animaletto sconosciuto).

Tutto è funzionale alla grande platea di noi internauti, appassionati di facebook, instagram, messenger, telegram, whatsapp, twitter, skype e chi più ne ha più ne metta, ai quali affidiamo, senza ritegno, la nostra intimità.

Tratto da un cortometraggio creato dallo studente cinese Xie Chenglin, – vincitore del premio 2014 alla Central Academy of Fine Arts
E il risultato qual’è?  Proviamo a  guardarci attorno. La maggior parte di noi cadenza la propria quotidianità con la testa china sul proprio  smartphone o tablet;  la coperta di Linus dei nostri tempi. Sulla metropolitana, in autobus, alla stazione, al bar, in aeroporto piuttosto che alla stazione o sul luogo di lavoro, la figura che digita o che visiona lo schermo del proprio cellulare o che fotografa  è ormai familiare. Quanto tempo della nostra giornata passiamo su questi gingilli tecnologici a controllare se è arrivato un nuovo messaggio?
Anche il nostro linguaggio è assuefatto a questa prigionia tecnologica: ho wahtsappato un’immagine, te la mando in pdf o preferisci in jpg? ti ho twittato la risposta, cambia browser, posta le tue idee può darsi che vengano taggate, ma ti sei loggato? dai facciamoci un selfie !?   

Confesso di appartenere ad una generazione quasi “obsoleta” - quella degli anni sessanta per capirci - e  fatico un po’ a districarmi in questa giungla di piattaforme digitali, di  byte e wi-fi,   ma resto dell’idea che non sarebbe una cattiva idea quella di fermarci un attimo e riflettere sui nostri atteggiamenti.

Va bene la globalizzazione, la facilità di comunicazione, il coinvolgimento emotivo di una foto o di un pensiero, ma non vi sorge il sospetto che tutto questo possa essere “carpito” subdolamente da “qualcuno” per avere il totale controllo della nostra vita?

Dite che sono troppo catastrofico? Forse.  Ma un pò di sana riflessione sui nostri comportamenti (anche i miei visto che non sono immune da questa dipendenza) non guasterebbe, magari solo per esorcizzare il pericolo di quella società globalizzata e sotto totale controllo di un “ Grande Fratello” di Orwelliana memoria.

       

Nessun commento:

Posta un commento