mercoledì 16 novembre 2016

Indignato a chi?

Sempre a proposito di Referendum, a tutti quelli che ultimamente si “indignano” sul web, dandomi consigli su cosa votare, regalo, metaforicamente, uno specchio da usare per guardarsi dentro prima di esprimere concetti “usa e getta” o adoperare fotomontaggi di personaggi, più o meno antipatici, come vessilli da sventolare a favore di una parte politica piuttosto che a un’altra.

In tal senso desidero rammentare a costoro che anch’io odio la “casta”, i cui mali sono ormai arcinoti, ma mi indigno anche e soprattutto: quando vedo il dirigente bancario che intasca il premio di produttività dopo aver ingannato il cliente; mi indigno con chi si spaccia per invalido quando invece non lo è, col medico che rilascia questi certificati fasulli, con l’impiegato che risulta al lavoro mentre, invece, fa la spesa al supermercato, con chi evade e se la prende con chi lo sorprende urlandogli : “perché non ve la prendete con quelli più grandi di me?”; mi indigno con chi riceve fondi della comunità falsando carte per averli, sottraendoli a chi ne ha veramente bisogno, con chi accumula ricchezze in maniera illecita e li esporta all’estero “perché lo Stato è vessatorio”,  col sanitario che ti ha in cura e che, approfittando della tuo stato di salute, “dimentica” di farti la parcella, con l’imprenditore che licenzia in Italia ed assume all’estero, col dipendente pubblico che segna ore di straordinario “immaginarie”; mi indigno col giornalista che denigra l’avversario del proprio editore per far carriera, con l’artigiano che viene a casa e pretende il “nero” per riparare qualcosa di necessario “altrimenti dovrei applicare l’iva e il prezzo salirebbe”; mi indigno con chi va in pensione simulando malattie riconosciute da commissioni compiacenti; mi indigno con chi intasca tangenti, con chi si propone “bio” e ti vende cibo che non lo è, con chi costruisce abusivamente, con chi non fa il proprio dovere, con chi non paga le bollette da anni e si lamenta di dover pagare gli arretrati, con gli imprenditori che chiudono ad arte i bilanci in rosso per non pagare le tasse, con chi assume gli amici degli amici; mi indigno con chi salta la coda entrando dalla porticina posteriore, con chi si gira dall’altra parte perché tanto non è un problema suo, con chi dice di essere disoccupato e invece lavora in nero intascando contributi altrimenti necessari a chi ne ha realmente bisogno, col professionista che entra in politica per aumentare il proprio portafoglio clienti, con chi fa lo splendido con il SUV intestato all’impresa, con chi affitta in nero e si lamenta delle tasse.


Infine, mi indigno con chi lo specchio che ho “donato” lo usa solo per vedere quanto è narciso.    

martedì 15 novembre 2016

Politica fa rima con tifo.

Credo di aver compreso che se voti "NO" indossi una casacca, se voti "SI" ne indossi un'altra. 
Comunque vada vieni etichettato e a nulla valgono le tue considerazioni. O sei bianco o sei nero. Scegli!!! 

La verità è che provo un senso di disgusto, dopo aver partecipato nel 2013 alla farsa delle politiche (dove ancora non ho capito chi ho eletto) nel dover prendere parte ad un'ulteriore farsa dove tutti i partiti, i partitini e movimenti vari mi chiedono di confermare o meno un papocchio costituzionale, alla cui genesi tutti hanno preso parte, salvo poi dividersi per convenienze politiche,  lasciando la soluzione dell'arcano all'elettorato, al quale addossare la responsabilità finale col metodo fazioso della casacca.  

Ormai la politica, questa politica, è fatta da tifosi, ognuno col proprio vessillo, pronti a prendere ordini dall'alto e a portarli avanti, a prescindere dalle considerazioni dettate dalla propria coscienza. 

"Partecipazione", "ascolto", "discernimento" e "scelta", in questo rigoroso ordine dovrebbero essere i cardini della società civile. A me, semplice elettore, pare sia rimasta soltanto la "scelta"....di una casacca! Forza alè alè.

mercoledì 9 novembre 2016

IL MURO DI MONACO DI BAVIERA


Ventisette anni fa, era il 9 settembre 1989, a Berlino si abbatteva un muro che provocato una ferita sanguinante e diviso il popolo tedesco. Oggi, nella periferia elegante di Monaco di Baviera, nel sobborgo di Neuperlach, se ne erige un altro, persino più alto di quello di Berlino, che servirà a delimitare un fabbricato dedicato all'accoglienza di giovani immigrati. Avrei preferito che il popolo tedesco, lo stesso che aveva provato una gioia immensa nell'abbattere, ventisette anni fa, quei blocchi di cemento, non li avesse fatti entrare proprio quei giovani immigrati, piuttosto che relegarli in un spazio circondato da un muro. Al di la delle problematiche inerenti i flussi migratori e di tutte le connesse difficoltà, che in questa sede non sono oggetto di discussione, non mi fa piacere leggere queste notizie, in special modo se provenienti da parte dello stesso popolo che del muro ne ha fatto un simbolo di pace.