mercoledì 5 ottobre 2016

"DRONISTI" PER CASO! La giungla delle norme e dei regolamenti

Una nuova parola è entrata a far parte del nostro linguaggio comune: DRONE. Alcuni lo definiscono  uno strumento di lavoro, altri un giocattolo, talaltri un gioiello tecnologico, neanche io so esattamente quale sostantivo usare per definirlo,  forse è un po’ di tutto questo. Se proprio vogliamo affibbiargli una definizione possiamo dire  che è un velivolo mosso da eliche, pilotato tramite un radiocomando e che la sua diffusione è stata così repentina da renderlo un fenomeno di costume, così come lo smartphone o il tablet.
Parliamoci chiaro, nessuno, fino a qualche anno fa, avrebbe mai immaginato di poter filmare o fotografare un posto, un soggetto, un monumento da angolazioni particolari ma, soprattutto, aeree, eppure, oggi, con una spesa relativamente bassa, ci si può permettere di volare o, almeno, di avere la sensazione di farlo.

Volare radente al mare, innalzarsi sulla cima di una collina, sorvolare un lago, superare i vertiginosi dislivelli  di scogliere rocciose, cavalcare una cascata, quante volte abbiamo sognato di farlo? Eppure è una realtà; basta recarsi in un negozio specializzato in modellismo o presso le grandi catene di distribuzione di elettronica per rendersi conto della varietà di modelli esistenti in commercio.
Dal giocattolino che sta sul palmo di una mano a quelli un po’ più grandi, da quelli  muniti di telecamere sempre più sofisticate, capaci di scattare foto o filmare da altezze superiori ai 100 mt, a quelli capaci di percorrere distanze di alcuni chilometri a velocità superiori a 70 km/h,  a quelli di ultimissima generazione che, opportunamente piegati, riescono a stare in una borsetta e possono essere portati ovunque.
Attenzione però, i lati deboli di questi gioielli tecnologici sono proprio le loro peculiarità, i droni possono, potenzialmente, risultare pericolosi sia in volo, nei confronti degli altri velivoli, che in caso di caduta accidentale, nei confronti delle persone e delle cose sottostanti. E’ per questo che l’E.N.A.C. (Ente Nazionale Aviazione Civile), già dal 2014, ha inteso regolamentarne l’uso attraverso l’emanazione di un apposito testo “Regole dell’aria Italia” giunto, per il momento, alla seconda edizione, che disciplina e detta le regole da osservare a seconda dell’uso che se ne fa e dei luoghi che si intende sorvolare.
Pertanto se è normale acquistarli è altrettanto facile cadere nell’errore di usarli in maniera scorretta, correndo magari il rischio, in alcuni casi, di violare comportamenti, all’apparenza normali,  ma che si rilevano contrari ai regolamenti e passibili, in alcuni casi , di sanzioni  anche di natura penale.
Non è certo questa la sede per elencare analiticamente le regole da osservare, per questo basta scaricare dal sito dell’ENAC il regolamento in questione, quello che però è necessario sapere, prima dell’acquisto,  è che, a seconda del peso e del suo utilizzo (ludico o professionale), il drone può essere considerato un aeromodello, e come tale soggetto a poche regole, oppure un S.A.P.R. (Sistema Aeromobile a Pilotaggio Remoto) in tal caso obbligato ad una serie di restrizioni e regole da seguire meticolosamente, oltreché essere in possesso di uno speciale brevetto per pilotarlo.
Partendo dal presupposto che il drone è utilizzato per puro svago, i concetti fondamentali che occorre sapere è  che non si può volare ad un altezza superiore ai 70 mt, non si possono sorvolare i centri abitati, o sopra gli assembramenti di persone, che è vietatissimo volare in prossimità di aeroporti e che, seppur al momento non obbligatoria, sarebbe opportuno stipulare un’assicurazione per i danni che si potrebbero cagionare a persone o cose altrui. Detto questo ci si può cimentare a volare con relativa sicurezza.   
Ma cosa succederebbe se una persona desiderasse frequentare un apposito corso per approfondire la tematica della sicurezza in volo o volesse volare in maniera professionale?  La risposta sembrerebbe banale: basterebbe frequentare una scuola di volo appositamente autorizzata dall’E.N.A.C. (unica a rilasciare i vari tipi di brevetto).
Eppure il problema sussiste perché non tutto il territorio nazionale è coperto da queste scuole e quelle, pochissime, esistenti, tra assicurazioni e vari gradi di livello dei brevetti pretendono costi non accessibili a tutte le tasche e allora si crea il problema.
Come si possono osservare le regole quando non c’è nessuno che possa insegnartele? E, nei casi in cui hai la fortuna di avere a disposizione una scuola, come si fa ad erudire  la ormai notevole platea dei potenziali discenti senza pesi economici eccessivi? Come si fa a pretendere di osservare norme e disposizioni se non c’è nessuna limitazione al loro acquisto? Come si fa a sanzionare eventuali comportamenti scorretti se nessuno avverte dell’esistenza di regole il  papà che vuole regalare al proprio figlio questo “giocattolo”? Non è certamente il tam tam  degli appassionati o la gente come me che hanno titolo ad educare e disciplinare coloro che usano i droni.

Finora il volo è “quasi” libero ma attenzione, prima di fare le regole, è necessario assicurarsi che queste vengano conosciute e recepite altrimenti risulta difficile spiegare una possibile sanzione. 
Per il momento godiamoci le sensazioni che il drone riesce a regalarci guardando un video tratto dal canale “Ge Ge” riguardante il castello di Acquafredda nei pressi di Siliqua in Sardegna e attendiamo fiduciosi gli eventi. 7  

Nessun commento:

Posta un commento