mercoledì 26 febbraio 2014

RENZI, I MAL DI PANCIA E MURAKAMI



Finalmente abbiamo il nuovo Governo Renzi.  Ora ha  pieni poteri per poter avviare tutta quella sfilza di riforme che dovrebbero,  se approvate,  far fare il salto di qualità a questa nostra cerottata Italia.

Certo il parto è stato difficile. Se da una parte era logico aspettarsi difficoltà e insidie da parte dei partiti di opposizione  (giuste le rimostranze da questi avanzate  circa il modus operandi adoperato per la sua formazione che ha lasciato non pochi dubbi circa la sua liceità politica)  dall’altra non era prevedibile un certo ostracismo da parte di un’ala del Partito Democratico del quale, non scordiamolo, il premier  è anche segretario legalmente eletto.

Se questo è l’avvio non c’è da stare tranquilli. Per noi italiani, assetati di fatti concreti e di segnali che ci diano una scossa per far ripartire l’economica, la situazione è preoccupante.

Ripeto,  aldilà delle giuste recriminazioni circa il modo in cui questo Governo è nato, o dell’apparente “mancanza di umiltà” che il segretario suscita,  non condivido la linea intrapresa da alcuni dirigenti del PD, soprattutto in quanto partito di maggioranza e stampella fondamentale per la vita di questo Governo.

Capisco la sana dialettica, il dissidio di una parte che rappresenta la minoranza, (almeno così ci viene rappresentata), ma espandere il dissenso attraverso i media utilizzando il Parlamento quale cassa di risonanza non mi sembra la soluzione migliore.

Visti da fuori,  i segnali che pervengono dal PD non sembrano suggerire l’idea di un partito monolitico e unito quanto un assembramento di correnti sfilacciate tenute assieme a fatica e pateticamente giustificate da dichiarazioni di facciata quali “libertà di espressione” o “democratiche contrapposizioni di idee”.

Il livore di Letta, tenuto a freno a fatica  dalla sua personalità mite, (emblematica la consegna della campanella o  l’abbraccio con Bersani alla Camera dei Deputati) o i “mal di pancia” per niente velati di Civati, portavoce del dissenso di una parte dell’elettorato circa le scelte portate avanti da Renzi, non fanno certo bene  all’immagine del  partito e di conseguenza al Governo, chiamato ad agire su più fronti in una situazione economica che non ammette tentennamenti per agganciare il treno di quella ripresa che in Europa, sembra, cominci a viaggiare.

E’ molto probabile che mi sfugga qualcosa, data la mancata dimestichezza e la ritrosia che ho verso “l’arte politica”, ma da uomo della strada alcune osservazioni mi sembrano doverose.

Il PD ha sostenuto democraticamente le sue primarie per eleggere il proprio segretario. I suoi iscritti hanno espresso le loro valutazioni attraverso il loro voto, coscienti delle linee programmatiche portate avanti dagli aspiranti leader (il possibile accordo renziano con Forza Italia per la riforma della legge elettorale e la modifica del titolo V della Costituzione era già un dato di fatto).

La vittoria,  direi schiacciante,  dello stesso Renzi è stata accettata dal partito. Dacché mondo è mondo è naturale che la nuova dirigenza porti avanti il progetto per il quale si è battuta durante le primarie. Che senso ha, in questo particolare momento, creare dissidi e malumori? Perché sbandierare all’opinione pubblica il proprio dissidio sulle coalizioni politiche di Renzi?  Sbaglio o prima di defenestrare Letta è stato lo stesso partito a decidere sulla sua sorte?

E allora, pur comprendendo il dissidio interno (personalmente condivisibile) di una parte dei propri iscritti circa le scelte delle alleanze portate avanti da Renzi e che il buon Civati rappresenta,  ritengo utile se non opportuno, proprio per un interesse generale, appoggiare senza indugio il proprio partito e di conseguenza il Governo.

Lo richiede la situazione non certa florida della nostra economia e soprattutto lo richiedono quegli italiani che come me sperano in un futuro migliore per i propri figli.

Lo stesso Renzi  è ormai schiavo di un’impresa titanica che  ha deciso di affrontare in maniera risoluta ed energica, ci riuscirà? Con malcelata perplessità, (vista la troppa carne al fuoco dettata da un’agenda da lui stesso pianificata) voglio e devo sperare di si.

E’ certo però che deve essere aiutato da tutti, a maggior ragione dal Partito che lui rappresenta,  e tutto ciò è possibile solo con una convinta unità d’intenti. Se qualcuno è contrario è meglio che ne tragga le conseguenze “ora” oppure vada avanti senza tentennamenti mostrando determinazione e convinzione nel collaborare col proprio partito e di conseguenza col governo che, volente o nolente, rappresenta.
Senza alibi sarà più facile sapere cosa ci riserverà il futuro…"Murakami" permettendo il tempo sarà galantuomo.

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