venerdì 1 novembre 2013

La politica nei salotti


Non c’è giorno in cui l’informazione non ci bombardi con notizie che vedono protagonisti i nostri politici o la politica in genere. Ce li propinano in tutte le salse, persino in avvenimenti giudiziari, di cronaca, di cucina. Ogni accadimento è motivo di risalto per l’uno o l’altro politico, per questo o quel partito (“gnocche”, arrosti di “porcellum” in piazza, uccellaggione con falchi, colombe e piccioni vari, tutto e di più purché si parli di loro).

Ma a chi giova tutto questo? Non certamente a noi, miseri mortali, che tiriamo costantemente la cinghia e cerchiamo di barcamenarci per pagare questa o quella bolletta, né certamente ai politici. Meno se ne parla meglio è… per loro. Allora mi viene un sospetto; vuoi vedere che chi fa politica si cela dietro lo pseudonimo di giornalista? Vuoi vedere che con la scusa di fare cronaca politica, qualcuno si arroga il diritto di fare opinione, indirizzando, consapevolmente, le scelte della gente verso questo o quel colore?

Badateci un po’! Ogni giornale che si rispetti ha il suo spazio dedicato all’”opinione”, si è persino esaltata la figura dell’opinionista, il quale, come se non bastasse, dopo aver scritto il suo articolo di fondo, si prepara ad essere ospite di talk show vari ribadendo ancor di più, quasi ce ne fosse il bisogno, il suo pensiero.

Ma la cosa che mi lascia esterrefatto  è che questi “pensieri” sono poi oggetto di discussione da parte degli stessi politici che, affiancandoli (gli opinionisti) nei vari salotti televisivi e radiofonici, creano spesso quel chiacchiericcio fastidioso e ineducato (fatto di interruzioni, sovrapposizioni di voci ed esternazioni di parole ripetute più volte) che ti lascia vuoto dentro perché, alla fine, non hai capito un piffero di quanto hanno discusso, se non che si sono scambiati accuse reciproche che il conduttore di turno identifica in “appassionate dialettiche politiche”.

Per semplificare, un partito (qualunque esso sia) tramite il suo politico di turno, ha intenzione di varare un provvedimento, che cosa fa? L’annuncia! Il giornalista, più o meno al soldo di editori di colorazioni varie,  lo esamina e fa le sue valutazioni pubblicando il  famoso "editoriale”; la sera lo si discute (l’articolo non il provvedimento) nei vari talk show e dopo qualche tempo, (non prima di aver consultato gli immancabili sondaggi), il partito, tramite il solito politico, decide se andare avanti oppure modificare qualcosa, alla luce di come ha reagito il proprio elettorato vedendo i talk show dei giorni prima.  

Forse ho estremizzato un “tantino”, ma il problema di fondo è sempre lo stesso, si dà sempre maggiore spazio alle opinioni da salotto invece che vedere sul serio che cosa realmente serve alla gente.

La “norma” una qualsiasi “norma”, non dovrebbe nascere dalla fantasia dei partiti, di questi partiti (pseudo roccaforti di personaggi più o meno “discussi”), che servendosi dalla grancassa mediatica la usano per fidelizzare questo o quell’elettorato, ma dall'esigenza di rendere la vita meno pesante alla gente comune che, non avendo santi in paradiso, deve lottare giornalmente per portare avanti la giornata. Si è perso ormai quella che era l’essenza della politica, la nobile arte di rappresentare gli interessi di tutti e non di alcuni.

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